La lingua che visse due volte: fascino e avventure dell'ebraico by Anna Linda Callow

La lingua che visse due volte: fascino e avventure dell'ebraico by Anna Linda Callow

autore:Anna Linda Callow [Callow, Anna Linda]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788811605355
Google: X08wvwEACAAJ
editore: Garzanti
pubblicato: 2019-04-15T16:13:55+00:00


7. TRA DUE MONDI

La diffusione dello Zohar, dall’inizio del Trecento in avanti, contribuisce a sviluppare l’idea, sostenuta dal protagonista e «autore» del testo, rabbi Shimon bar Yohay, che non ci sia separazione tra il mondo materiale e quello superno delle sefirot e dell’Accademia celeste. Così è anche per una figura importantissima nel mondo ebraico ma pressoché sconosciuta al di fuori di esso: rabbi Yosef Caro (1488-1575). Nella vita e nell’opera di questo personaggio indubbiamente straordinario convergono normativa e mistica, Talmud e Zohar, si potrebbe dire. Egli fu infatti il maggior codificatore dell’epoca moderna e allo stesso tempo un mistico visitato periodicamente da un maggid, letteralmente «riferitore», una voce soprannaturale, un mentore celeste, personificazione dell’ultima sefirah, malkhut, e, allo stesso tempo, della Mishnah. La tradizione cabalistica, infatti, riconduce alle varie sefirot tutta quanta la realtà, compresi – come vediamo da questo caso – i testi fondanti dell’ebraismo e le stesse anime delle persone, che hanno la propria «radice» in una specifica sefirah, la quale ne determina la natura.

La vita di rabbi Yosef Caro è emblematica di un periodo cruciale dell’ebraismo europeo che abbiamo già menzionato perché costituisce uno spartiacque fondamentale nella storia ebraica: quello della cacciata dalla Spagna del 1492 e della diffusione della mistica messianica. Lui stesso era nato in Spagna solo quattro anni prima della cacciata, quando con i suoi genitori riparò prima a Lisbona, poi a Costantinopoli e in altre città dell’impero ottomano, per poi approdare in Terra d’Israele, nella cittadina di Safed, dove sarebbero state elaborate dottrine articolate e influenti che avrebbero fatto di questa piccola città della Galilea un luogo leggendario agli occhi delle generazioni posteriori. Qui, nell’arco di pochi decenni, vissero e operarono alcuni dei nomi più famosi della kabbalah, in una vera e propria successione di maestri e allievi di grandissima levatura: Moshe Cordovero, Yitzhak Luria e Haim Vital, per menzionare solo i più importanti. Le innovazioni di Yitzhak Luria, in particolare, di cui abbiamo già detto perché incontrò lo sventurato rabbi Yosef Della Reina reincarnato in un cane nero, avrebbero fatto fare alla kabbalah un tale balzo in avanti da lasciare il segno nella storia dell’ebraismo.

Il principio che rabbi Yosef Caro incarna, e che altri invece avrebbero messo in discussione, è che la mistica può affiancare ma non sostituire l’osservanza dei precetti: dove quest’ultima viene meno, viene meno anche l’ebraismo. Come può esprimersi meglio questo principio se non attraverso un mistico cui appare la Mishnah, che, come sappiamo, è il primo testo in cui viene fatto un tentativo di codificazione della normativa? Un tentativo, perché, a differenza di un codice come lo intendiamo noi, in essa sono riportate anche discussioni, giudizi minoritari, opinioni rifiutate, lunghe descrizioni di come avvenivano le pratiche rituali nel Tempio e considerazioni di carattere etico, tutti elementi che ne fanno un’opera di natura fortemente ibrida. Abbiamo anche visto che nel Talmud la situazione è ancora più fluida: le discussioni restano spesso senza una decisione, come nel caso del gallo bianco.

Tuttavia, prima o poi una decisione va presa, e questo



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